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BIRRA FAI DA TE

Inauguro oggi, con questo spumeggiante post, la nuova sezione di T&J dedicata agli “HOW TO”, piccolo spazio del mio blog riservata al COMEFARECOSAEPERCHE’ basato sulle mie esperienze personali;

non prometto agli “afficinados” ed ai turisti occasionali una sezione immensa, ma sicuramente sarà uno spazio genuino perchè ciò che leggerete in questi articoli lo avrò sperimentato personalmente e se così non sarà stato lo scriverò a chiare lettere.

Tempo tiranno permettendo, mi appresto quindi a sfrucugliare nella mia valigia delle esperienze, nell’assoluta convinzione che un esperienza non condivisa rischia di diventere un ricordo inutile.

L’onere e l’onore di aprire le danze spetta quindi alla “Regina dell cumpa “, la Birra per intenderci, liquido moderatamente alcolico senza tempo età e stagioni, sposa universale di pranzi , cene, aperitivi e pizze solitarie o in compagnia.

Pochi miei affezionati follower in Twitter hanno avuto la fortuna di gustarsi un anticipazione di questo mio primo HOW TO in diretta: le foto riportate in questeo articolo infatti, sono le stesse che ho postato in Twitpic in settembre, quando ho birificato la mia ultima Lager.

Ma quel fantastico social che è Twitter e le sue utili applicazioni collegate, purtoppo o per fortuna, hanno dei limiti palesi: le notizie si susseguono vorticosamente in funzione dei soggetti che intendi seguire; più ne segui più info passano sulla tua Time Line, molti post non li leggerai mai ed un How To del genere rischia di non avere la vetrina che merita.

La diretta sul social è stato un esperimento ed un piacevole momento in cui condividere “just in time” una esperienza eccitante, che i più, però, si sono persi: per non scontentare tutti gli altri interessati riordino foto ed idee e mi appresto a postare.

Produco la birra che bevo da quando, circa 15 anni fa, il mio amico Daniele mi introdusse all’arte millenaria della birrificazione facendomi assaggiare la sua Lager: era buona, frizzante, alcolica al punto giusto e…..sapeva di birra! Non potevo ASSOLUTAMENTE esemermi dal provarci anch’io.

Mi sono quindi attrezzato con il Kit fornito dalla Mr. Malt e son partito a spron battuto, provando, sbagliando (qualche anno fa mi son dimenticato di mettere lo zucchero in bottiglia per la seconda fermentazione e ne è venuta fuori una schifezza imbevibile) e modificando, ed il rito si ripete quasi ogni anno un paio di volte all’anno:tarda primavera e tarda estate, i periodi migliori (a mio modestissimo parere) per ottenere una fermentazione equilibrata in funzione dei lieviti utilizzati.

Grosso modo, la successione delle operazioni da eseguire per ogni birrificazione sono sempre le stesse: possono cambiare i quantitativi di zucchero da aggiungere per la prima fermentazione in funzione dei gusti personali e delle indicazioni fornite dal produttore di malto luppolato, la quantità di acqua da aggiungere (vi accorgerete da soli che il catalogo della Mr.Malt è vastissimo e prevede birrificazioni dai 9 ai 23 litri, ma potrete constattare ugualmente che il web è pieno di realtà simili alla Mr.Malt), ed i tipi di lievito da utilizzare in base alle stagioni ed alle esperienze personali.

Raccomando a tutti cura e pulizia ACCURATA dei materiali impiegati (bottiglie, attrezzi, pentole etc.) in quanto questo è, insieme alla temperatura a cui condurre la fermentazione primaria, il PUNTO CRITICO del processo produttivo da tenere sotto controllo.

Ed ora iniziamo con la birrificazione di una LAGER base!

Foto del kit Mr.Malt con igredienti

Tutto ciò che mi è servito per la birrificazione casalinga mi è stato fornito con l’acquisto del Kit anni or sono: ad ogni nuova produzione acquisto un malto nuovo, zucchero, tappi ed , eventualmente, le bottiglie (se gli amici a cui la regalo non mi restituiscono i vuoti….);

Soluzione di acqua e metabisolfito di sodio

Procedo quindi alla preparazione della soluzione sterilizzante: 4 cucchiaini di Metabisolfito di Sodio in 500 ml di acqua fredda (rispettando le proporzioni puoi aumentare la quantità di soluzione); questa soluzione, la utilizzerò oltre che per sanificare accuratamente il fermentatore e tutti gli accessori a corredo (tappo, gorgogliatore, beccuccio, agitatore) dopo averli scrupolosamente lavati con acqua corrente, anche in seguito per sterilizzare le bottiglie con il fattoapposta in dotazione dopo averle acuratamente lavate (ovviamente la preparerò al momento quando sterilizzerò le bottiglie).

Paricolare della sterilizzazione del beccuccio

Il beccuccio, per poterlo sanificare con magiore attenzione, lo immergo in parte della soluzione acquosa di Metabisolfito di Sodio precedentemente preparata e lo lascio in immersione 15′ circa, sciacquandolo con acqua ferdda prima di rimontarlo.

Particolare del gorgogliatore riempito con Metabisolfito di Sodio

Con una piccola quantità della soluzione sterilizzante riempio il gorgogliatore: durante la fermentazione , il gas prodotto nel fermentatore farà gorgogliare  la soluzione nel tubo modellato e , di conseguenza, il liquido sarà l’indicatore dell’inizio e  della fine della fermentazione.

preriscaldamento del malto a bagnomaria

Procedo quindi al preriscaldamento del mosto a bagnomaria

Acqua per il risciacquo del barattolo

Metto a riscaldare un pò d’acqua per pulire successivamente il barattolo.

Pesatura dello zucchero

E nel mentre peso lo zucchero (è richiesto un pò di “MULTITASKING” per l’elaborazione del processo :-)); nello specifico ho pesato 1,5 Kg di zucchero al posto dei 1000 g richiesti per questo tipo di birra, preferendo una gradazione finale leggeremente superiore alle indicazioni standard.

Particolare del riscaldamento dell'acqua usata per sciolglere il malto luppolato

Nel frattempo, in un pentolone capiente, riscscaldo altra acqua per la fase successiva.

Particolare della fase in cui viene aggiunto il malto

E quando l’acqua è calda (non è necessario che bolla, se no il raffredamento obbligatorio prima dell’aggiunta dei lieviti, specie d’estate, sarà più lungo) aggiungo il malto luppolato precedentemente riscaldato a bagnomaria.

fase dell'aggiunta dello zucchero

E lo zucchero precedentemente pesato.

Recupero malto dal barattolo

Con un pò di acqua calda precedentemente preparata (vedi foto 5) pulisco il barattolo recuperando il malto che inevitabilmente resta invischiato alle pareti del recipiente.

miscelazione della soluzione

Mescolo vigorosamente a fiamma bassa per far sciogliere lo zucchero ed omogenizzare la soluzione.Trasferimento del liquido nel fermentatore

Dopo aver fatto raffreddare un attimo la soluzione, la trasferisco nel fermentatore.

Riempimento del fermentatore con acqua fredda

E porto a volume con acqua fredda utilizzando il pentolone in cui ho preparato la soluzione (il fermentatore è graduato da 1 a 25 litri).

Mescolamento della soluzione nel fermentatore

Quindi mescolo vigorosamente con lo spatolone in PVC od un cucchiaio di legno per favorire il raffreddamento della soluzione nel tino.

Raffreddamento del preparato

Per accellerare il processo di raffreddamento posiziono il fermentatore, momentaneamente, in un luogo fresco prima dell’aggiunta dei lieviti; il liquido dovrà avere una temperatura compresa fra i 20°C ed i 24°C: l’aggiunta dei lieviti a temperature maggiori od inferiori a quelle consigliate, salvo non utilizziate lieviti particolari e specifici, potrebbe causare cattive fermentazioni.

Aggiunta dei lieviti al mosto

Raggiunta la temperatura ottimale (il fermentatore è dotato di un termometro adesivo a cristalli liquidi) è il momento di agiungere i lieviti.

Agitazione del fermentatore per sciogliere i lieviti

E di agitare (una prima volta) energicamente, per favorire la dispersione degli stessi nella soluzione; se la fermentazione dovesse tardare a partire, questa operazione va ripetuta un paio di volte a distanza di qualche ora, eventualmente anche con l’ausilio di un agitatore agendo direttamente all’interno del fermentatore.

Posizionamento del fermentatore in un luogo fersco ed asciutto

Dopo di che posiziono il fermentatore in un luogo fersco ed asciutto e mi armo di (im)pazienza aspettando l’inizio della fermentazione che avverrà in un arco di tempo compreso fra qualche ora e qualche giorno ed a riguardo non posso darti ulteroriori ragguagli: le variabili che entarno in gioco in questa fase sono molteplici e spaziano dalla temperatura ambiente (in piena estate le fermentazioni partono prima) all’ “età” dei lieviti (che hanno una scadenza) alla temperatura del liquido nel fermentatore.

Quel che è certo è che dopo aver pazientato il giusto, agitando il tino ed il liquido interno quanto basta, la fermentazione avrà inizio e non potrai non accorgertene;

sentirai dapprima un lieve “gluc” che si farà sempre più intenso e frequente fino a diventare una soffusa,dolce e costante melodia che raggiungerà l’apice dopo 3-4 gg e scemerà fra i 7-10 gg dall’inizio della fermentazione sino a cessare del tutto. Solitamente io lascio riposare la soluzione ancora 24h dopo la fine della fermentazione prima di imbottigliare.

E’ arrivato quindi il momento di imbottigliare ed a questo punto il post presenta una pecca: mancano infatti, per ora, le foto relative a questa fase:

non potendo vivere con la fotocamera in mano mi son colpevolmente dimenticato di scattarle, ma se tornerai a visitarmi fra qualche mese rimedierò inserendo quelle della prossima produzione e magari arricchendo il post con un documento video che riassuma l’intero processo.

Nella fese di imbottigliamento aggiungo lo zucchero necessario alla seconda fermentazione in bottiglia , quella che permetterà il formarsi della caratteristica schiuma al liquido fermentato, ed anche in questo caso non potrai sbagliarti: il Kit è dotato di un utile dosatore per bottiglie da 33/66/75 cl;

personalmente aggiungo, alla quantità consiglita, un altro mezzo misurino scarso di zucchero preferendo un prodotto finito frizzante e schiumoso, ma il consiglio è di non esagerare con il surplus, perchè c’è il rischio che i tappi “saltino” per l’eccessiva produzione di gas nella fermentazione secondaria.

Bottiglia di Lager 7gg dopo l'imboottigliamento

Dopo 5 gg dall’imbottigliamento la birra aveva quest’aspetto: colore chiaro, lieviti sedimentqati al fondo ed aspetto invitante.

Purtoppo il gusto, il profumo, l’aroma ed il sapore del prodotto finito, dopo 15-20gg dall’imbottigliaqmento (periodo minimo consigliato per la consumazione) il web attualmente non mi permettono di trasmettertelo: dovrai accontentarti della tua immaginazione, dell’ultima foto e di eventuali feedeback della “cricca dei fortunati ” che la hanno già assaporata, se avranno la voglia di postare le proprie impressioni a margine dell’ultimo punto.

Bicchiere di birra casalinga

Have a bit of fun e…….Cin!

Il Sig.C.

Erano circa le tre di un Sabato mattina qualunque, quando il Sig. C. si congedò dal suo amico; Lui, naturalmente, non rispose al saluto perché russava già da un’ora steso sul divano con le ultime due note strette fra le dita.

Chiuse lentamente la porta dietro di se e, barcollando, scese le scale. Non che non fosse lucido, ma aveva la vaga impressione che qualcun altro, meccanicamente, eseguisse nel suo corpo i rituali del movimento: un passo e uno scalino dopo l’altro, poi due alla volta e ad occhi chiusi, “Per saggiare i riflessi” pensava, e poco ci mancò che non ci rimettesse il coccige all’ultimo scalino, interrompendo per un lunghissimo attimo la quiete ovattata di quella tromba di scale.

Uscito dal portone riconobbe senza esitazione la sua autovettura, diligentemente parcheggiata in doppia fila qualche metro più a destra, davanti ai cassonetti dell’immondizia: “Sarà mai che ci passino i vigili a quest’ora” si era detto prima di salire, e se li ritrovò assetati di multa, chini sul suo cofano, pronti a redigere un bel verbale per divieto di sosta e chiamare il carro attrezzi per la rimozione forzata; non avevano ancora iniziato a prendere il numero di targa, e questa fu la sua fortuna, perché letteralmente stupiti di come un catorcio del genere potesse ancora essere in circolazione: la multa, d’altronde avrebbe di gran lunga superato il valore della macchina.

Patente, libretto, triangolo, revisione, paternale ed un terzo grado in cui il Sig. C. dette il meglio di se in recitazione, rispolverando un repertorio di bugie degno del politico più navigato, impegnarono il trio negli interminabili minuti successivi all’incontro; un quarto d’ora e innumerevoli blablabla dopo il Sig. C. salì sul suo 126 con al frizione all’osso, fiero di avere abilmente risucchiato la contravvenzione dalla biro dei vigili.

In un attimo fu all’incrocio con il controviale di Corso Francia e svoltò a destra, direzione Piazza Statuto; quando arrivò all’incrocio con Corso Inghilterra eseguì un’impeccabile inversione ad “U” diretto verso la periferia: un po’ troppo stretta per essere sinceri, ma non ci fece molto caso.

Finalmente era sulla strada che lo avrebbe riportato a casa mentre la sonnolenza iniziava a socchiudere i suoi occhi: “Sarà quel mezzo chilo di riso alla cantonese di mezzanotte” borbottava, “…..O i quattro cordon bleu che abbiamo mangiato alle due…” dimenticandosi, nello stesso tempo, di aver arricciato e sbrinzato tutta la sera, bevendo birra casalinga per tamponare l’arsura.

Già, l’arsura…….sognava una fontana ad occhi aperti ma il primo semaforo non arrivava mai: verde, come i prati in primavera si stagliava di fronte a lui avvicinandosi sempre più di qualche centimetro ogni secondo, tanto quanto la frizione usurata concedeva. Da quando aveva svoltato non aveva ancora cambiato colore e il Sig. C. spingeva a tavoletta, 35 chilometri orari circa, perché voleva prenderlo verde: “E’ di buon auspicio” pensava, prossimo al traguardo.

“Ci siamo!” esclamò, mentre si accingeva ad attraversare solitario il primo incrocio, quand’ecco che dal profondo della periferia due fari minacciosi avanzavano, di gran carriera, sulla sua corsia: “Ma guarda sto coglione contromano!!! “ esclamò con un filo di voce, mentre pigiava freneticamente sul clacson, “E mi fa pure i fari!!!” iniziò a pensare senza avere il tempo di dare costrutto al pensiero perché i fari, all’improvviso, diventarono quattro, e poi sei, e poi tanti; seppure in uno stato semiconfusionale, il Sig. C. non impiegò molto a capire che il coglione non era l’angelo che aveva innanzi che scrupolosamente lo stava scortando a passo d’uomo, con le quattro frecce accese, in una trionfale retromarcia fino in Piazza Statuto………. Sul lato opposto della strada, alla fermata del bus direzione Rivoli, un gruppo d’increduli spettatori attendeva il Sig. C. per tributargli una personalissima standig ovation, ivi inclusa l’invasione della carreggiata stradale, brusca frenata dell’autovettura, pacche sul cofano e sul parabrezza e due note al volo.

Resettatosi e ricompostosi in una frazione di secondo, il Sig. C. riprese il suo cammino verso casa, ripensando all’accaduto e cercando di comprendere come quel semaforo avesse potuto ingannarlo così facilmente: come le Sirene non riuscirono nel loro intento con Ulisse, il Semaforo lo ammaliò con semplicità, facendo leva sul suo irrefrenabile desiderio di tornare a casa; “Anch’io ho avuto la mia Athena” concluse, mentre infilzava un verde dopo l’altro scrupolosamente attento, questa volta si, ai segnali stradali al colore dei semafori, il senso di marcia e la carreggiata imboccata.

Ma il fato decise che le sue coronarie, quella notte, non erano state sollecitate abbastanza e sul retrovisore dell’autovettura, materializzò due luci blu lampeggianti, accompagnate da un frastuono sempre più intenso col passare dei secondi: “Cazzo se circolano le voci!” pensò rallentando diligentemente all’avvicinarsi del successivo giallo, “E adesso che m’invento?”.

E il rosso arrivò, ed il Sig. C. fermò il suo automezzo lentamente un metro prima delle strisce pedonali; nell’attesa, preparò il libretto e la patente riponendoli sul sedile accanto ed aspettò: il verde, certo, ma anche l’evolversi degli eventi finché la snervante sosta ebbe fine, ed un ambulanza sfrecciò alla sua sinistra bruciando un rosso ormai sfiorito e portandosi appresso il sudore ed i tremolii del Sig. C., le sue ansie, i suoi timori e le sue paranoie. “Devo smetterla di giocare a scacchi” biascicò grattando fra la prima e la seconda, “Non riuscire a vincere mi rende ansioso……..”