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La morte in faccia

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Era il paraurti di un automobile qualsiasi.
Era che non ha parlato ma si è capito benissimo cosa volesse dire.
Era che gli occhi si sono chiusi e riaperti per quella frazione di tempo che sembra infinita.
Era la Torino-Milano, direzione San donato Milanese.
Era quasi Novara, forse.
Era che era autunno e mi ero svegliato molto prima del sole.
Era che un caffè era stato poco, gli occhi erano aperti, il cervello ancorsa sul cuscino.
Era che il sole iniziava a salutare l’asfalto e la coda in prossimità del casello.
Era che l’istinto di sopravvivenza, quando ha incrociato lo sguardo di quel paraurti, ha pigiato il piede sul freno.
Era che chi mi seguiva rispettava la distanza di sicurezza.
Era che ora scrivo, ma poteva essere anche no.

Che poi, io

Che poi, io, non sono uno a cui riesce tutto facile, tipo uno di quelli che hanno un idea vincente in cui credere e vincono credendoci, uno di quelli che scrivono di pancia, uno che [maremma maiala] qalche cosa dritto potrebbe andare pure a me.
Piuttosto, quando mi specchio, vedo uno che crede di poter vincere ma che non ci crede neanche troppo e deve essere per questo che ho una smorfia incollata sulle labbra anche quando mi faccio le fototessera.
Eppoi questa ricerca di uno stile che non ci potrebbe essere per mancanza di stile: io, di pancia, scrivo nei miei pensieri, e sono racconti limpidi e lineari che quando li metto su queste carte elettroniche mi vien subito voglia di correggere, limare, virgolare, ironizzare e quello che avevo in testa diventa un’altra cosa che non riesco a spiegarmi ma non mi piace.
E quindi decido di non scrivere ed ogni pensiero inespresso è un aborto letterario di cui nessuno sentirà la mancanza.
Come quella volta che ho avuto la pensata di definirmi , calcisticamente parlando, un Talento inespresso per mancanza di talento e mentre scrivevo ci ridevo pure sopra e quando ho iniziato a pensare che il concetto era estendibile a svariati aspetti della mia vita il sorriso ha iniziato a sfumare come la cenere in un piatto parafrasando Baglioni.
E quando ho scritto che La vita ti sfugge | fra pensieri inespressi | sorrisi nascosti | e carezze mai date | mentre corri incosciente | per vivere un presente | che è già passato ero di molto giovane e sobrio e devo aver avuto una folgorazione che ha stimolato il mio capillare poetico, che non so poi che fine ha fatto ma non importa.
Sarà per questo che mi piace il Tumblr anche se non lo frequento, che potrebbe anche sembrare che lo snobbo ma in realtà lo rispetto, rispetto il suo essere caotico, la sua elittarietà, il suo Se non sei della cumpa giusta stai da solo ed io da solo ci sto pure bene e quasi mi dispiace interrompere il flusso incessante di post pornoartisticosentimentali per dire Hei, ci sono anch’io, con i miei pensieri profondi qulche micron.
Un po’come il tuitter ma diverso, perchè il Tumblr per me è come parlare ad un muro o pensare a voce bassa ed ogni tanto mi piace parlare fra me e te.