Probabilmente non mi basterebbe tutto lo spazio che ho ha disposizione su questo server per elencare la quantità di cose che riescono ad irritarmi in questo periodo, cose che peraltro potrebbero anche non interessare ai più;
ad uso e consumo dei soli restanti curiosi però estrapolo dalla lista i vincitori ex-aequo di questa odiosissima competizione:
trattasi del Cercalo con Google e L’ho letto su Wikipedia.
Ora, a scanso di equivoci, mi è d’obbligo precisare che non serbo rancore alcuno nei confronti della grande Enciclopedia libera ne, tantomeno, contro il re dei fagocitatori di tag ma la questione sta divenendo tanto preoccupante quanto irritante:
l’esortazione a cercare in rete qualsiasi informazione utilizzano QUEL motore di ricerca o QUELLA enciclopedia sta prepotentemente entrando nel nostro linguaggio verbale quotidiano facendoci pian piano dimenticare che la Rete consta di miliardi di informazioni ridondanti, che sarebbe opportuno sempre e comunque ricercarne le fonti evitando di fidarsi ciecamente di un unico documento, che libero non è sempre sinonimo di veritiero, che la libertà è facilmente manipolabile, che le ricerche possono essere pilotate, che esistono anche validissimi motori di ricerca poco sponsorizzati che, che, che…
Che sarei molto felice se il tutto si limitasse alle sole discussioni verbali ma tanto i giornalisti della stampa cartacea quanto quelli multimediali hanno iniziato a metterci lo zampino suggerendone allegramente [più o meno inconsapevolmente] l’utilizzo ed elevandoli implicitamente al rango di Detentori del Sapere.
Tutto ciò non mi pare bbuono;
il bello della Rete sta nella pluralità delle fonti che contiene e nella quotidiana possibilità che ci viene data di discernere, valutare, confrontare, ricercare, analizzare: sta a noi non permettere che la pigrizia omologhi i nostri risultati assopendoci la curiosità.