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LA REINTRODUZIONE DEL GIPETO SULLE ALPI

Il Gipeto (Gypaetus barbatus) è l’avvoltoio di maggiori dimensioni nidificante in Europa appartenente alla famiglia degli Accipitridi, ordine Accipitriformes.

La specie, presente e nidificante stabilmente sull’intero arco alpino fino agli inizi del 1900, scomparve (causa estinzione) dal territorio italiano agli inizi del secolo scorso; tra le possibili concause dell’evento vi sono l’inesistente protezione da parte dello Stato Italiano (dal punto di vista legislativo) ed il ribattezzamento da parte dell’ignoranza popolare in “Avvoltoio degli agnelli”, entrambi i fattori causa di una caccia spietata ed ingiustificata.

Gli studi scientifici hanno provveduto a dimostrare che l’alimentazione del Gipeto adulto è improntata unicamente sulle carogne, ed in particolare sulle ossa delle stesse o di carcasse secche, ed in ogni caso mai di animali predati vivi;

Il WWF internazionale in collaborazione con la “Foundation for the conservation of bearded volture” si è impegnato (dal 1986, anno del rilascio dei primi 4 Gipeti in Austria con la tecnica dell’hacking) nel tentativo di reintrodurre la specie sull’intero arco alpino rispettando un protocollo precedentemente elaborato a Morges (Svizzera) nel 1978 in collaborazione con altri soggetti interessati all’evento;

Il lavoro di tesi da me svolto, eseguito nel Parco Naturale delle Alpi Marittime negli anni 1998 e 2000, s’inserisce in un quadro più ampio di osservazioni sul comportamento dei giovani Gipeti reintrodotti in natura che iniziò nel 1994,ed ha lo scopo di evidenziare (se presenti) le correlazioni esistenti fra l’età dei giovani animali rilasciati e le 7 attività giornaliere considerate (pulizia del piumaggio, sunning, alimentazione, osservazione, riposo, battito delle ali e volo) nel periodo precedente e successivo all’involo;

i dati riportati evidenziano aspetti particolari dell’ontogenesi del comportamento del Gipeto durante questo periodo, alcuni dei quali in accordo con quanto riportato in letteratura, ed altri non confrontabili: i lavori pubblicati, infatti, si riferiscono quasi sempre a ricerche effettuate su animali nidificanti in ambiente naturale (ed i risultati ottenuti da Rolando et al. nel 1998 sono le eccezioni a cui far riferimento), mentre il presente studio è stato condotto su pulli nati in cattività e rilasciati in natura senza la presenza dei genitori.

L’intera tesi, o la sola bibliografia, sono acquistabili sul sito di Tesionline previa registrazione gratuita;

la preview della stesa e/o l’ indice sono consultabili e scaricabili gratuitamente.

 

 

BIDONI

“Se questo libro fosse un piatto sarebbe agrodolce. Buon appetito” ed io , da moderato tifoso di quell’amabile sport che è il calcio, ho fatto fatica a non essere d’accordo con questa frase di Gianni Mura, sintesi della sua prefazione al libro di Furio Zara “Bidoni” edito da Kowalski.

Quell’agrodolce ti si materializza in bocca, ancor prima di leggere il libro, dopo aver letto l’indice: esigenze editoriali od una semplice scelta dell’autore, hanno limitato la scelta dei protagonisti di questa raccolta a soli 100 esemplari di brocchi pallonari.

Cento giocatori stranieri transitati nel “campionato di calcio più bello del mondo” dal 1980 al 2006 (anno della prima edizione del volume) atterrati sui nostri campi erbosi con l’irruenza di una pioggia di meteoriti e con la pretesa di diventare delle stelle, ma che spesso son durati un pò più di un flash ed un pò meno di un arcobaleno.

E nello scorrere l’indice alla ricerca di quel brocco che tanto sfigurò nella tua squadra del cuore (quella reale prima e del Fantacalcio poi), vorresti che ci fossero proprio tutti dal giorno in cui la tua memoria calcistica iniziò a riempirsi dei primi tristi ricordi, ma la tua bocca inizia a contorcersi in smorfie di disappunto scoprendo che tizio non c’è e caio neppure e le smorfie diventano soffocate e pacate imprecazioni quando lo sguardo si posa su scelte dell’autore che non condividi minimamente.

Ma è nella piacevole lettura delle 268 pagine del libro che quel gusto prende forma: la dolcezza con cui vengono caratterizzati questi personaggi si mescola al sapore agro dei soldi sciupati per aquistarli; centinaia di milioni di lire prima e di euro poi, apprendi essere stati sborsati per quel reuccio dai piedi a banana, quel bulletto di periferia, quel donnaiolo nottambulo o per una delle tante operazioni di marketing seriale utilizzate come penetration test per i mercati asiatici e/o emergenti, ma spesso e volentieri per la gioia di procuratori abili nel procurare plusvalenze a se stessi ed alle società (cedenti) coinvolte nelle trattative.

“E la dura legge del gol”sentenzierebbe qualcuno, “Lo show-biz” ribatterebbe qualcun altro, ma è semplicemente Il Calcio, così come è sempre stato dai suoi albori, iperamplificato dalla multimedialità e dall’assenza di confini, con le sue stelle, le sue subrette, i suoi buffoni ed i suoi scarponi che fecero e faranno fortune altrui.

Furio Zara merita un plauso, oltre che la lettura e/o l’acquisto del suo lavoro, per aver foccalizzato per primo l’obbiettivo sui cerini e non sulle torce del fuoco che fa ardere la nostra passione per il gioco del calcio.

BIDONI

Furio Zara

KOWALSKY EDITORE (2006)

 

 

IMPAZZISCO CON IL POLLINE

E’ ufficiale:

dal 23 febbraio 2011 “IMPAZZISCO CON IL  POLLINE” è un marchio registrato e depositato presso la Camera di Commercio di Torino e presto ornerà coloratissime magliette, felpe e cappellini, per la gioia degli allergici alla sostanza sparsi in tutto il mondo e non solo.

Secondo recenti dati forniti dal Ministero della Sanità infatti, si stima che il 20-25% della popolazione mondiale soffra genericamente di allergie (10 milioni di persone circa solo in Italia) ed i pollini primaverili generati dalla famiglia botanica delle graminacee sono una delle principali concause di questo fenomeno pandemico.

Lungi dall’avere uno scopo terapeutico, l’iniziativa vuole essere uno spiritoso contributo alla socializzazione fra persone con problematiche similari attraverso l’utilizzo di quella messaggistica da abbigliamento che contraddiastingue la nostra epoca.

Il marchio, a breve, avrà un gemello internazionale e sarà possibile ordinare e personalizzare on-line il proprio capo d’abbigliamento, scegliendone il tipo di indumento (T-Shirt manica lunga/corta/ o 3/4, felpa con o senza cappuccio etc. ) il colore ed il disegno da associare al marchio, eventualmente disegnadosi con le proprie mani il logo che meglio ci rappresenti.

Se vuoi evitare che al tuo prossimo primo appuntamento il/la tuo futuro compagno/a attenti alla tua vita con un mazzo di fiori, potresti iniziare a farci un pensierino 😉

Have a bit of fun!

disegno impazzisco

 


 

CONTROLLER USB

Potrebbe essere già capitato anche al vostro PC  o potrebbe succedergli a breve, specialmente se la sua scheda madre ha un paio di lustri come quella che monta il mio PC-Desktop:

improvvisamente il vostro Sistema Operativo (nel mio caso Windows XP Home Edition) non riconosce più nessuna periferica USB esterna; un’icona nella system tray vi avvisa che la perifferica non è stata riconosciuta e da una rapida indagine con gli strumenti messi a disposizione del S.O.  scoprite che non risultano driver installati per la chiavetta, la stampante o l’hard disk esterno che avete appena collegato al vostro pc.

Assodato che il dispositivo è sufficientemente alimentato se necessario,prima di affannarvi nella ricerca dei driver mancanti, nel ripristino della configurazione del sistema o richiedervi ossessivamente qual software mai avrete installato per generare un guaio simile, provate  a spegenre il PC e successivamente a SCOLLEGARLO DALL’ALIMENTAZIONE ELETTRICA per una decina di minuti ed incrociate le dita:

il problema potrebbe essere causato dai condensatori elettrolitici presenti sulla scheda madre che necessitano di scaricarsi: non vi giuro che funzioni perchè ogni situazione ha le sue variabili, ma è chiaro che provarci non costa nulla.

E nel mio caso ha funzionato.


BIRRA FAI DA TE

Inauguro oggi, con questo spumeggiante post, la nuova sezione di T&J dedicata agli “HOW TO”, piccolo spazio del mio blog riservata al COMEFARECOSAEPERCHE’ basato sulle mie esperienze personali;

non prometto agli “afficinados” ed ai turisti occasionali una sezione immensa, ma sicuramente sarà uno spazio genuino perchè ciò che leggerete in questi articoli lo avrò sperimentato personalmente e se così non sarà stato lo scriverò a chiare lettere.

Tempo tiranno permettendo, mi appresto quindi a sfrucugliare nella mia valigia delle esperienze, nell’assoluta convinzione che un esperienza non condivisa rischia di diventere un ricordo inutile.

L’onere e l’onore di aprire le danze spetta quindi alla “Regina dell cumpa “, la Birra per intenderci, liquido moderatamente alcolico senza tempo età e stagioni, sposa universale di pranzi , cene, aperitivi e pizze solitarie o in compagnia.

Pochi miei affezionati follower in Twitter hanno avuto la fortuna di gustarsi un anticipazione di questo mio primo HOW TO in diretta: le foto riportate in questeo articolo infatti, sono le stesse che ho postato in Twitpic in settembre, quando ho birificato la mia ultima Lager.

Ma quel fantastico social che è Twitter e le sue utili applicazioni collegate, purtoppo o per fortuna, hanno dei limiti palesi: le notizie si susseguono vorticosamente in funzione dei soggetti che intendi seguire; più ne segui più info passano sulla tua Time Line, molti post non li leggerai mai ed un How To del genere rischia di non avere la vetrina che merita.

La diretta sul social è stato un esperimento ed un piacevole momento in cui condividere “just in time” una esperienza eccitante, che i più, però, si sono persi: per non scontentare tutti gli altri interessati riordino foto ed idee e mi appresto a postare.

Produco la birra che bevo da quando, circa 15 anni fa, il mio amico Daniele mi introdusse all’arte millenaria della birrificazione facendomi assaggiare la sua Lager: era buona, frizzante, alcolica al punto giusto e…..sapeva di birra! Non potevo ASSOLUTAMENTE esemermi dal provarci anch’io.

Mi sono quindi attrezzato con il Kit fornito dalla Mr. Malt e son partito a spron battuto, provando, sbagliando (qualche anno fa mi son dimenticato di mettere lo zucchero in bottiglia per la seconda fermentazione e ne è venuta fuori una schifezza imbevibile) e modificando, ed il rito si ripete quasi ogni anno un paio di volte all’anno:tarda primavera e tarda estate, i periodi migliori (a mio modestissimo parere) per ottenere una fermentazione equilibrata in funzione dei lieviti utilizzati.

Grosso modo, la successione delle operazioni da eseguire per ogni birrificazione sono sempre le stesse: possono cambiare i quantitativi di zucchero da aggiungere per la prima fermentazione in funzione dei gusti personali e delle indicazioni fornite dal produttore di malto luppolato, la quantità di acqua da aggiungere (vi accorgerete da soli che il catalogo della Mr.Malt è vastissimo e prevede birrificazioni dai 9 ai 23 litri, ma potrete constattare ugualmente che il web è pieno di realtà simili alla Mr.Malt), ed i tipi di lievito da utilizzare in base alle stagioni ed alle esperienze personali.

Raccomando a tutti cura e pulizia ACCURATA dei materiali impiegati (bottiglie, attrezzi, pentole etc.) in quanto questo è, insieme alla temperatura a cui condurre la fermentazione primaria, il PUNTO CRITICO del processo produttivo da tenere sotto controllo.

Ed ora iniziamo con la birrificazione di una LAGER base!

Foto del kit Mr.Malt con igredienti

Tutto ciò che mi è servito per la birrificazione casalinga mi è stato fornito con l’acquisto del Kit anni or sono: ad ogni nuova produzione acquisto un malto nuovo, zucchero, tappi ed , eventualmente, le bottiglie (se gli amici a cui la regalo non mi restituiscono i vuoti….);

Soluzione di acqua e metabisolfito di sodio

Procedo quindi alla preparazione della soluzione sterilizzante: 4 cucchiaini di Metabisolfito di Sodio in 500 ml di acqua fredda (rispettando le proporzioni puoi aumentare la quantità di soluzione); questa soluzione, la utilizzerò oltre che per sanificare accuratamente il fermentatore e tutti gli accessori a corredo (tappo, gorgogliatore, beccuccio, agitatore) dopo averli scrupolosamente lavati con acqua corrente, anche in seguito per sterilizzare le bottiglie con il fattoapposta in dotazione dopo averle acuratamente lavate (ovviamente la preparerò al momento quando sterilizzerò le bottiglie).

Paricolare della sterilizzazione del beccuccio

Il beccuccio, per poterlo sanificare con magiore attenzione, lo immergo in parte della soluzione acquosa di Metabisolfito di Sodio precedentemente preparata e lo lascio in immersione 15′ circa, sciacquandolo con acqua ferdda prima di rimontarlo.

Particolare del gorgogliatore riempito con Metabisolfito di Sodio

Con una piccola quantità della soluzione sterilizzante riempio il gorgogliatore: durante la fermentazione , il gas prodotto nel fermentatore farà gorgogliare  la soluzione nel tubo modellato e , di conseguenza, il liquido sarà l’indicatore dell’inizio e  della fine della fermentazione.

preriscaldamento del malto a bagnomaria

Procedo quindi al preriscaldamento del mosto a bagnomaria

Acqua per il risciacquo del barattolo

Metto a riscaldare un pò d’acqua per pulire successivamente il barattolo.

Pesatura dello zucchero

E nel mentre peso lo zucchero (è richiesto un pò di “MULTITASKING” per l’elaborazione del processo :-)); nello specifico ho pesato 1,5 Kg di zucchero al posto dei 1000 g richiesti per questo tipo di birra, preferendo una gradazione finale leggeremente superiore alle indicazioni standard.

Particolare del riscaldamento dell'acqua usata per sciolglere il malto luppolato

Nel frattempo, in un pentolone capiente, riscscaldo altra acqua per la fase successiva.

Particolare della fase in cui viene aggiunto il malto

E quando l’acqua è calda (non è necessario che bolla, se no il raffredamento obbligatorio prima dell’aggiunta dei lieviti, specie d’estate, sarà più lungo) aggiungo il malto luppolato precedentemente riscaldato a bagnomaria.

fase dell'aggiunta dello zucchero

E lo zucchero precedentemente pesato.

Recupero malto dal barattolo

Con un pò di acqua calda precedentemente preparata (vedi foto 5) pulisco il barattolo recuperando il malto che inevitabilmente resta invischiato alle pareti del recipiente.

miscelazione della soluzione

Mescolo vigorosamente a fiamma bassa per far sciogliere lo zucchero ed omogenizzare la soluzione.Trasferimento del liquido nel fermentatore

Dopo aver fatto raffreddare un attimo la soluzione, la trasferisco nel fermentatore.

Riempimento del fermentatore con acqua fredda

E porto a volume con acqua fredda utilizzando il pentolone in cui ho preparato la soluzione (il fermentatore è graduato da 1 a 25 litri).

Mescolamento della soluzione nel fermentatore

Quindi mescolo vigorosamente con lo spatolone in PVC od un cucchiaio di legno per favorire il raffreddamento della soluzione nel tino.

Raffreddamento del preparato

Per accellerare il processo di raffreddamento posiziono il fermentatore, momentaneamente, in un luogo fresco prima dell’aggiunta dei lieviti; il liquido dovrà avere una temperatura compresa fra i 20°C ed i 24°C: l’aggiunta dei lieviti a temperature maggiori od inferiori a quelle consigliate, salvo non utilizziate lieviti particolari e specifici, potrebbe causare cattive fermentazioni.

Aggiunta dei lieviti al mosto

Raggiunta la temperatura ottimale (il fermentatore è dotato di un termometro adesivo a cristalli liquidi) è il momento di agiungere i lieviti.

Agitazione del fermentatore per sciogliere i lieviti

E di agitare (una prima volta) energicamente, per favorire la dispersione degli stessi nella soluzione; se la fermentazione dovesse tardare a partire, questa operazione va ripetuta un paio di volte a distanza di qualche ora, eventualmente anche con l’ausilio di un agitatore agendo direttamente all’interno del fermentatore.

Posizionamento del fermentatore in un luogo fersco ed asciutto

Dopo di che posiziono il fermentatore in un luogo fersco ed asciutto e mi armo di (im)pazienza aspettando l’inizio della fermentazione che avverrà in un arco di tempo compreso fra qualche ora e qualche giorno ed a riguardo non posso darti ulteroriori ragguagli: le variabili che entarno in gioco in questa fase sono molteplici e spaziano dalla temperatura ambiente (in piena estate le fermentazioni partono prima) all’ “età” dei lieviti (che hanno una scadenza) alla temperatura del liquido nel fermentatore.

Quel che è certo è che dopo aver pazientato il giusto, agitando il tino ed il liquido interno quanto basta, la fermentazione avrà inizio e non potrai non accorgertene;

sentirai dapprima un lieve “gluc” che si farà sempre più intenso e frequente fino a diventare una soffusa,dolce e costante melodia che raggiungerà l’apice dopo 3-4 gg e scemerà fra i 7-10 gg dall’inizio della fermentazione sino a cessare del tutto. Solitamente io lascio riposare la soluzione ancora 24h dopo la fine della fermentazione prima di imbottigliare.

E’ arrivato quindi il momento di imbottigliare ed a questo punto il post presenta una pecca: mancano infatti, per ora, le foto relative a questa fase:

non potendo vivere con la fotocamera in mano mi son colpevolmente dimenticato di scattarle, ma se tornerai a visitarmi fra qualche mese rimedierò inserendo quelle della prossima produzione e magari arricchendo il post con un documento video che riassuma l’intero processo.

Nella fese di imbottigliamento aggiungo lo zucchero necessario alla seconda fermentazione in bottiglia , quella che permetterà il formarsi della caratteristica schiuma al liquido fermentato, ed anche in questo caso non potrai sbagliarti: il Kit è dotato di un utile dosatore per bottiglie da 33/66/75 cl;

personalmente aggiungo, alla quantità consiglita, un altro mezzo misurino scarso di zucchero preferendo un prodotto finito frizzante e schiumoso, ma il consiglio è di non esagerare con il surplus, perchè c’è il rischio che i tappi “saltino” per l’eccessiva produzione di gas nella fermentazione secondaria.

Bottiglia di Lager 7gg dopo l'imboottigliamento

Dopo 5 gg dall’imbottigliamento la birra aveva quest’aspetto: colore chiaro, lieviti sedimentqati al fondo ed aspetto invitante.

Purtoppo il gusto, il profumo, l’aroma ed il sapore del prodotto finito, dopo 15-20gg dall’imbottigliaqmento (periodo minimo consigliato per la consumazione) il web attualmente non mi permettono di trasmettertelo: dovrai accontentarti della tua immaginazione, dell’ultima foto e di eventuali feedeback della “cricca dei fortunati ” che la hanno già assaporata, se avranno la voglia di postare le proprie impressioni a margine dell’ultimo punto.

Bicchiere di birra casalinga

Have a bit of fun e…….Cin!

SmokingNoSmoking

Dopo essere stato, per vent’anni circa, disciplinato consumatore di tabacco e con un carattere incline a non disfarsi di nulla, mi son ritrovato a possedere una discreta collezione di pacchetti di cartine per sigarette artigianali: diverse marche, diverse provenienze, ogni pezzo un ricordo, un regalo o una circostanza da rievocare osservando l’oggetto.

Analizzando poi con attenzione il materiale in mio possesso mi sono accordo di aver collezionato degli oggetti apparentemente inutili ma artisticamente interessanti:

molte confezioni di “Smoking” rosse e blu corte, insieme a “Rizla” rosse e blu corte (le mie marche preferite da fumatore) ma anche gran parte della linea Smoknig/Rizla in vari formati ritrovati qua e la, qualche pezzo tenuto per l’originalita (“Zwar”, “KuluTips”, “Ca?uma” tedeschi, Stoner Simpson/Bart Marley/Enjoint Simpson, originariamente appartenenti ad un unico pacchetto, olandesi) altri per il gusto artistico (riproduzione di Amsterdam decorato con foglie pentacolari su un pacchetto formato King Size doppio, in alto a destra nell’originale; “Smoking” King Size doppio su sfondo variegato, centro Sx; “Smoking” King size slim serie artistica in alto sul centrodestra), esotici (“Ottoman extra”, King size turche; centro sx e centro dx) irriverenti, offensivi e sarcastici (“Fumosan Modiano”, Italia centro dx) ed un accennato omaggio a Marley (del pacchetto “Rasta Paper” regalo di un amico con uno spiccato senso artistico, che contorna esternamente il segnale di divieto negli angoli sinistri dello stesso, faceva parte anche una mini foto di Bob Marley posizionata dove ora risiede il quadratino con la faccia di un cane “BullDog”, centro sx sopra “OTTOMAN EXTRA”), senza tralasciare la creativita espressa da certi designer dell’indotto (ne sono esempio pezzi contenenti figure di palme stilizzate su sfondo arancio o giallo, facenti parte di un pacchetto di carta per filtri commercializzato in Italia, ma anche il barbuto signore, nell’angolo destro del divieto, membro di una spensierata comunity visibile nel lato destro del divieto stesso, parte anch’essi di un pacchetto di carta per filtri).

Lo studio del materiale ancor prima della realizzazione dell’opera, mi portava a fare delle costanti e continue riflessioni sulla produzione e commercializzazione di questo tipo di prodotto; originariamente nate per soddisfare le esigenze dei tabagisti artigiani che poco o per nulla apprezzavano l’uso della pipa, col tempo hanno subito lenti ma significativi cambiamenti in termini di qualità della carta ma anche di dimensioni, per meglio soddisfare tutti le tipologie di potenziali clienti, fino a diventare veicolo di messaggi artistici o pubblicitari (nell’opera in questione viene evidenziato come la casa produttrice “BRAVO” informi il consumatore di utilizzare solo fibre di lino e canapa per il tipo di prodotto in questione, identificando in 30 il numero di cartine equivalenti ad un grammo di carta) più o meno ambigui, in funzione del pezzo di mondo in cui vengono commercializzate:

ecco quindi che uno stralcio degli espliciti messaggi reperibili sul mercato olandese (BART MARLEY/STONER SIMPSON “Roll another fat one , Bart”, Amsterdam) potevano essere accostati ai pezzi altrettanto poco equivoci come “Zwar” “Kulu Tipps” e “Ca?uma” del mercato tedesco ma anche ad esemplari piu sobri del mercato italiano (linea “Smoking” e “Rizla” in primis ben affiancate da “OCB”) non tralasciando gli austeri (“JOB” MARCA DI FABBRICA DEPOSITATA).

Di qui l’idea, nel lontano 2001, di utilizzare il materiale per realizzare un opera artistica; il soggetto, come spesso accade, e figlio di una geniale intuizione: utilizzare l’abbondanza di pacchetti “Smoking Red” e “Smoking Blue” corte per creare un “divieto di sosta per fumatori” stilizzando la sigaretta con Smoking Eco gialle (filtro), OCB bianche (corpo), Rizla rosse corte (cenere) di rosso vivo :

non un semplice e classico divieto di fumare (cerchio con barra vietante rossi su sfondo bianco) ma il volontario utilizzo della linea “Smoking” (con i suoi prodotti rossi e blu) per realizzare un“divieto di sosta per le sigarette” e quindi, implicitamente per i fumatori contrapponendo l’istintiva associazione “Smoking/Nosmoking” derivante della osservazione dell’opera in questione in prima battuta.

L’idea nasce per voler diventare opera divulgativa di un divieto internazionale in forma artistica, esortando inconsciamente l’osservatore a rispettare i luoghi in cui non è consentito fumare, facendo leva sua sensibilità ed utilizzando un linguaggio intuitivo ed immediato: UN NON LINGUAGGIO quale e appunto il messaggio figurativo “Smoking/Nosmoking”.

Ecco quindi che l’opera, negli anni, si sviluppa con l’intenzione di essere duplicata e diffusa, stampata in molteplici copie e su diversi supporti,per essere commercializzata in locali pubblici come elemento decorativo da affiancare ad altre stampe artistiche, muta testimone dell’ennesima contraddizione comune a tutte le epoche umane o come originale effige nelle modernissime borse in PVC.

Nel corso del lungo periodo di gestazione del manufatto, gli elementi utilizzati sono stati a lungo valutati nelle loro disposizioni, prestando particolare attenzione agli accostamenti cromatici ed accoppiando i vari pezzi in modo che il messaggio secondario derivante dello sfondo (la diversa messaggistica veicolata con il prodotto, lo stile, il taglio, le forme, le dimensioni, l’originalità) non offuscasse il messaggio principale, nucleo dell’opera stessa (“Divieto di sosta per le sigarette” o ”Divieto di sosta per fumatori” utilizzando l’ideale contrapposizione derivante dall’utilizzo di prodotti della linea “Smoking” per esprimere il divieto di “No Smoking”).

L’opera, iniziata nel 2001 e stata conclusa ufficialmente alla fine del 2008 (sigla MV, acronimo di MICHELANGELO VERNICE, l’autore scrivente, autografa con data sul retro della stesa) ed ufficiosamente nell’estate del 2007;

in questo periodo infatti l’opera e stata formalmente conclusa apportando l’ultimo tassello mancante al collage, un riquadro di 1×1,5 cm recante foto dell’artista BOB MARLEY che e stata persa dopo essersi staccata nel 2008 e sostituita nel corso dello stesso anno dall’attuale tassello delle stesse dimensioni (recante il disegno di una faccia di cane “BullDog”), visibile a sx del manufatto racchiuso fra gli esemplari “OTTOMAN EXTRA” “Bravo” e “STONER SIMPSON”.

Il supporto utilizzato per la realizzazione dell’opera stessa è un cartoncino delle dimensioni di 50x35cm, sul cui retro sono ancora visibili residui di schizzi di inchiostro di china: il cartoncino e stato infatti precedentemente utilizzato dall’autore come “riparo per superfici” durante la realizzazione di lavori che comportavano l’utilizzo di china dispersa con aerografo a bocca.

SmokingNoSMoking collage artistico su cartoncino di Michelangelo Vernice 50x38

MICHELANGELO VERNICE Creative Thinker “Smoking/NoSmoking” Collage artistico su cartoncino 50×35 2008


VAGABONDARE

Tanti lo avranno già letto, molti se lo saranno perso; io, lo ammetto, pur avendo letto quasi tutto dell’autore, me lo ero colpevolmente perso; devo ringraziare Twitter ed un mio contatto bibliofilo ed attento se ho potuto aggiungere anche questo libro nella mia modesta e personale libreria familiare.

Sto parlando di “Isole” dello scrittore romano Marco Lodoli, un libro sulla Roma che non ti aspetti, che si prefigge lo scopo di essere (come da lui stesso definita nel sottotitolo in copertina) una “guida vagabonda” per indigeni distratti e forestieri curiosi (aggiungo io).

Chi già conosce l’autore non ne resterà deluso e chi non ha mai avuto l’occasione di leggere i suoi racconti potrà utilizzarlo come spunto volano per avvicinarsi alla sua intera produzione: il libro infatti scivola veloce in 145 pagine fra aneddotti, riflessioni e “dritte culinarie” sulla città eterna, in grado di stimolare la curiosità del più anziano fra i capitolini come nel turista navigato avvezzo alle bellezze archeologiche della capitale, rispettando uno stile unico ed inimitabile.

Paradossalmente però, nel leggerlo, mi sono accorto che al testo mancava solo……la parola , intesa come qualche immagine che aiutasse il lettore forestiero a focalizzare luoghi e situazioni senza ricorrere ad una lettura multimediale assistita da un pc o da un navigatore Gprs.

Senza voler stravolgere la mission intrinseca del libro (quella cioè di stimolare l’immaginazione del lettore) ed approfittando di un mio breve soggiorno estivo nella capitale, ho pensato di corredare questa recensione di alcune mie fotografie scattate nei luoghi citati nel libro ad uso e consumo di chi, dopo aver letto il libro, a Roma non potrà mai andarci e/o per chi gradisse un anticipazione di ciò che potrebbe gustarsi dal vivo decidendo di fare il turista anomalo ma soprattutto per quelli a cui, come me, piace fissare un ricordo con un flash.

Ovviamente ciascuna foto riporta una semplice e riassuntiva didascalia ad identificare il luogo immortalato nel click e per trovare una corrispondenza fra l’immagine ed il testo di riferimento…..non vi resta che leggere il libro.

Isole di Marco Lodoli (2008) ed.Einaudi gli Struzzi

Cristo dalla gamba corta, opera di Michelangelo Buonarroti visibile a Santa Maria sopra Minerva, Roma


Il “Cristo dalla gamba corta”, Michelangelo Buonarroti Santa Maria sopra Minerva, Roma

La Fontana per cani in  San Salvatore a Roma

La fontana per cani in Piazza San Salvatore, Roma

Ex "Locanda del Montone" ora "Albergo del Sole"

L’ex “Locanda del Montone” ora “Albergo del Sole”, Roma

La meridiana più grande del mondo, Santa Maria degli ngeli, Roma

La meridiana più grande del mondo in Santa Maria degli Angeli, Roma

Il cortile di Palazzo Doria Pamphilj

Cortile interno del Palazzo Doria Pamphilij, Roma

Il ponte sul fiume Aniene

Il Ponte sul fiume Aniene, Roma


La prospettiva Borromini a Palazza Spada, Roma


La scalinata dei tifosi a Montesacro, Roma

La fonte dell' Acqua Sacra, Roma

La fonte dell’Acqua Sacra, Roma

Vicolo della Spada di Orlando

Vicolo della Spada di Orlando, Roma

La pietra della Spada di Orlando

La pietra della Spada di Orlando, Roma