Honjo Masamune

Se pensavi che il tuitter fosse un posto dove poter spammare indisturbato, praticare del sano katzing o costruire una esilarante avventura sessuale, forse ti sbagliavi.
Cioè:
anche, ma non solo.

In un bienno di frequentazione di questo frenetico social ne ho visto fare molteplici usi, più o meno intriganti:
propaganda, denuncia, promozione, socializzazione, parodia, sabotaggio [!], riflessione, microblogging, esternazione della propria solitudine, personal branding, trolling estremo ma.

Ma, in un periodo in cui mi sto volontariamente e progressivamente allontanado dalla sua frequentazione, ci ha pensato @dvdthehalfman a provare a dare una chiave di utilizzo diversa per questa piattaforma in continua evoluzione, scrivendo il tuittracconto Honjo Masamune ovvero 436 tuitt con l’account dedicato @_Honjo_

A discapito di quanto si può leggere nella prefazione, @dvdthehalfman è un tuittero che con le parole ci sa giocare con un garbo esilarante:

già ideatore dell’hashtag #lemmarotto , per mesi ha allietato le giornate di parecchie Tielle gettandone nel panico altrettante che mal digerivano o comprendevano quella sequenza di parole spezzate che, magicamente, generavano per scissione binaria, terziaria o quaternaria altri vocaboli con risultati sorprendenti;
esercizi di fantasia letteraria, solitari piuttosto che in interminabili sfide ora contro l’uno ora contro l’altro.

Ma questa volta il tuittero è andato ben oltre, cimentandosi in un esperimento letterario dalle notevoli difficoltà:

chi conosce il tuitter ben sa quanto sia di per se problematico condensare un pensiero articolato, grammaticalmente corretto e dal senso compiuto in centoquaranta caratteri;
quindi potete immaginarvi la difficoltà dello splittare un racconto in tanti piccoli pensierini che si uniscono fra loro come gli anelli di una catena.

E questa catena regge, è robusta, ben costruita, con gli anelli saggiamente calibrati e scivola via dolcemente, dal primo all’ultimo tuitt, trattenendo il lettore per una ventina di minuti di sana suspance.

Ambientato in una probabile Torino Sud post industrializzazione, Honjo Masamune potrebbe anche sembrare il frutto di una fervida fantasia letteraria, ma ha il gusto della rabbia e dell’impotenza di chi il degrado l’ho ha vissuto in prima persona respirandolo quotidianamente con i propri occhi.

Ed è una rabbia ben raccontata, con cinismo ironia e distacco, e ci sono i tempi e le pause ben articolate, e c’è una storia di fondo che regge dall’inizio alla fine, è c’è il finale che ti lascia nell’incertezza.
Ed ho letto cose molto più brutte nella mia storia di lettore, e scritte in molte più noiosissime pagine.

Dal punto di vista tecnico, personalmente, non ho apprezzato la scelata di contarssegnare ogni singolo capitolo con un hashtag diverso creando un po’ di dispersione e confusione:
meglio sarebbe stato l’utilizzo di un hashtag univoco che contrastinguesse il lavoro [ #honjo , ad esempio] permettendone la viralizzazione perchè, se è vero che con 436 tuitt di un unico utente non c’è speranza di entarre in TT, è anche vero che 436 tuitt sono sufficienti per popolare il DB di un unico hashtag, contribuendo ad individuare il lavoro con il tag.

Ma queste sono quisqillie, e non mi stupirei se da qui a breve la startup del momento colga  al volo l’intuizione sviluppando un app che permetta a chiunque di scrivere un miniracconto compatibile con il tuitter ed i sui ritmi.

Si, è il caso di dirlo:
non mi resta che fare i complimenti @dvdthehalfman

Honjo Masamune miniracconto in 436 tuitt @ Twitter

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